Faccio parte di quella categoria di donne a cui piacciono i disadattati.
Faccio parte di quella categoria di donne a cui piacciono i disadattati.
E’ il gossip del momento. Chi mi conosce sa che non sono una grande amante dello spetteguless, ma in questo caso non posso esimermi dallo spendere due parole per la povera Emmanuela Marrone, detta Emma.
Emma è quella tipa salentina che ha vinto Amici qualche anno fa. Voce roca, lacrima facile, parlata tamarra e stile da camionista. Avete capito, no? Quella che tutti conosciamo la sua canzone perchè era la colonna sonora della pubblicità dei solari Bilboa. Roba che se non avete bruciato la Tv all’epoca, non lo farete mai. E’ anche quella che una volta è andata da Santoro a parlare da gggiovanissima attivista politica. Puah.
Ma arriviamo al dunque: una sgallettata argentina le ha rubato l’uomo. Sto parlando di Belen, che significa “presepio”, vedete voi. Questa del presepio può fare al massimo la pecora. Famo a capisse. Che poi, non diamo tutta la colpa a Belen, che pure il perfido Stefano (un discreto manzo, ma con la verve di Enrico Ghezzi) non è nuovo a questo tipo di comportamento. Insomma, Emma tiene delle corna tante, ormai non passa più dalle porte. E non diamo nemmeno tutta la colpa a Stefano, perchè Emma sarà pure cornuta e mazziata, ma come ogni donna è stupida (per di più è anche bionda, traete voi le conclusioni) e lo aveva pure perdonato.
Quello che voglio dire è che Emma merita tutta la nostra solidarietà. E’ stupida, come tutte noi donne, e perdona il fidanzato fedifrago. Sbaglia il taglio di capelli, proprio come ognuna di noi, che almeno una volta nella vita ha desiderato sporgere denuncia a Jean Louis David. Ha avuto una malattia e l’ha affrontata con la forza e la dignità che solo noi donne sappiamo tirar fuori al momento del bisogno. Come tutte noi femminucce, ha degli ex di cui vergognarsi (mi riferisco ovviamente a Kekko dei Modà: uno del ’78 che si fa chiamare Kekko con la Kappa, è brutto come il culo di un babbuino e scrive canzoni tipo “Tappeto di Fragole” non merita accanto a sè una come Emma). Ma soprattutto Emma, come tutte noi, ha passato una pessima adolescenza di cui ancora porta i segni.
http://www.youtube.com/watch?v=lMNFItLWXkg
PS: quando mi sono presentata a casa con lo stesso taglio di capelli della suddetta Emma, mio padre mi ha guardata emozionato dicendo “Emma rulez” (questa è proprio una chicca!)
Con ogni probabilità sto per scrivere uno dei post più banali di sempre, ma tant’è; se non volete sentir dire banalità, abbandonate fin da subito la lettura.
C’è Titanic in TV. Ha piovuto tutto il giorno. La voglia di mettersi sotto le coperte e ingolfarsi di orsetti gommosi, piangendo disperata al pensiero che non troverò mai nessuno che mi ami come Jack ama Rose e che morirò sola come un cane è tanta. Ma non cedo a questa pietosa autocommiserazione. Oggi ho passato la giornata ad ammazzarmi di seghe mentali e direi che è ora di finirla. Almeno fino a domani. Spengo la TV, che è meglio.
Penso a cosa potrebbe farmi stare meglio.
Forse un bagno caldo, quasi bollente, che subito ti sembra di ustionarti ma poi finisce che ti addormenti nella vasca, con un bicchiere di Barbera in una mano e una cannetta nell’altra, mentre Lou Reed, dalle casse dell’Ipod, continua a cantare da solo.
Rotolarmi in un prato, con l’erba bagnata, ma non di pioggia, di rugiada. Sentire la testa che gira, avere l’impressione che il corpo non possa fermarsi. Sentirsi schiantare.
Essere a una festa, in estate, sentire in bocca il sapore tipico della birra annacquata nel bicchiere grande di plastica, percepire appena gente sudata che si agita intorno a me, ballare la pizzica a casaccio (perchè ovviamente non ne sono capace) e sentire l’odore della terra che si solleva sotto i miei piedi scalzi e l’aria calda che passa sotto la gonna lunga.
Rivedere Achille tornare a casa e chiedergli “Dove sei stato, bastardo?” e lui che con gli occhi tristi mi dice “Bau”.
Forse tornare indietro di qualche giorno. E fare delle cose diverse da quelle che ho fatto. O forse no. Forse andare avanti di qualche giorno, e aver già messo una pietra sopra a tutto.
Ci sono giorni in cui mi faccio paura da sola. Il mio umore cambia in modo così repentino che nemmeno io riesco a stargli dietro. Voglio pensarci sul serio a questa roba. Quali sono le cose che mi portano a passare da un picco emotivo ad un altro?
Piccole cose che schiacciano le palle come olive al frantoio. Tipo: se al mattino mi sveglio e il caffè è finito la mia giornata inizia male. Malissimo. Ma proprio che non riesco a riprendermi. Piuttosto di aprire un nuovo pacchetto, svuotarlo nel barattolo, sporcarmi le mani, lavarmele, rischiare di bagnare la manica del pigiama e sentire freddo, preferisco stare senza. Oppure inizio ad imprecare in un modo così fastidioso che arriva qualcuno e me lo prepara. Perché quando una è principessa lo è a qualsiasi ora. La stessa cosa vale per il cibo. Posso saltare pranzi e cene senza problemi, ma il mattino è un momento tragico. Mi sveglio affamata che manco fossi di ritorno dall’Isola dei Famosi. E necessito di un banchetto, subito!
Poi: che tempo fa. Va bene essere meteoropatici, ma io penso di essere un caso clinico. Se c’è il sole può morirmi il gatto, seccarmi la salvia sul balcone, investirmi un tram. Non mi intristirò mai per così poco. Se invece cadono due gocce di pioggia potete stare certi che sarò simpatica come un rottweiler a digiuno da un paio di giorni. Tutti i miei ricordi felici sono legati al Sole, tutti quelli tristi alla pioggia. In primavera/estate mi vesto fricchettona, ballo il raggae e sono starnazzante come un’oca in amore; d’inverno somiglio tanto a Morticia Addams, ascolto i Radiohead e i miei discorsi sono un loop di locuzioni quali “schifo”, “merda”, “fanculo”.
Un’altra cosa: la gelosia. Che se per caso mi immagino il tipo che mi piace con una tipa che non mi piace posso diventare rognosa e rovinare la giornata a me e agli altri. Nemmeno il peggiore dei mariti siculi riuscirà ad eguagliare me, mezza piemontese e mezza veneta, quanto a gelosia. Faccio proprio schifo. E a questo proposito, vogliamo aprire una parentesi sull’amore ai tempi di Facebook? I social networks sono la rovina dei gelosi. Basta un like al posto sbagliato per uscire di senno. Non parliamo dei commenti. Nel giro di pochi secondi porti a termine indagini che manco Jessica Fletcher in quel buco di culo di Cabot Cove (Maine). E se ci si lascia? Secondo me una volta lo stalking non esisteva. L’ha inventato Zuckerberg; o per lo meno gli ha dato una bella mano a diventare uno dei reati più comuni.
Le gente che dice cose stupide riesce ad alterare il mio umore in maniera non indifferente. Cose del tipo: “Come sei bella oggi. Non sembri tu”. Ehm, lo so che volevi fare un complimento…ma non ti pare che il pensiero “allora di solito sono una cozza, giusto?” sia una conseguenza un po’ troppo immediata? Oppure “Somigli a mia cugina, quella che ha avuto tre figli”. Scusa, gioia, lo so che ho il culo sformato nonostante non sia mai stata incinta, ma non potresti usare un gocciolino di delicatezza in più? Oppure quelli che traggono conclusioni affrettate, come quella che poco fa mia ha telefonato dicendomi “Chi sei tu, femmina, che rispondi al telefono di Federico?”. Hey bella, non ti è venuto il dubbio di aver sbagliato numero? E comunque tientelo stretto Federico, possibilmente fra le cosce, almeno non scappa. [Notate come le persone gelose come me riescano a rigirare la frittata facendo vergognare gli altri della propria gelosia…]
Comunque le cose che mi piacciono possono contribuire a migliorare il mio umore in caso ne aveste bisogno (dico a voi, che dovete in qualche modo interagire con me, in qualità di amici, conoscenti, colleghi o, il Signore vi scampi da cotanta sciagura, fidanzati o pseudo-tali). Tenetelo presente che non si sa mai. E ovviamente sarà il caso di conoscere bene le mie manie per evitare di farmi incazzare. Guardate, magari passerò per una viziata del cazzo “piena di lasciami stare” (ho tradotto letteralmente un’espressione piemontese molto usata nella mia famiglia, fatemi sapere se in italiano rende l’idea o no), ma io dico: magari si potesse avere un libretto delle istruzioni delle persone con cui si ha a che fare! Quante incomprensioni si eviterebbero? Quanti fraintendimenti in meno ci sarebbero? Sarebbe meraviglioso. Io ve lo sto dando, non siete contenti?
I cristiani cattolici danno per scontato che tutti siano come loro. Intendo dire che nelle varie ipotesi sull’altrui credo, evidentemente l’ateismo non è contemplato. E l’ignoranza sulle loro convinzioni non è tollerata.
I miei genitori, 29 anni fa, si sposarono in chiesa da non credenti, per non deludere le rispettive cattolicissime famiglie (e anche ipocritissime, visto che mio nonno materno aveva avuto un’altra donna dopo essere rimasto vedovo, senza stavolta più sposarsi per non perdere la pensione di reversibilità della mia defunta prima moglie, e la mia nonna paterna si era invece sposata incinta ben 50 anni fa). Io ho ricevuto il battesimo e anche le prima comunione, dato che avevo ancora tutti i miei nonni e non avevo la minima capacità di giudizio. Fui contenta di riceverla, anche se mi aveva un po’ rotto il cazzo la storia del catechismo, che era un impegno settimanale (e io sono nata pigra). La domenica mia nonna mi mi portava a messa, io mi portavo le Barbie per giocare sotto il banco ed eravamo entrambe in pace con la nostra coscienza. Tanto bastava andare. E’ che se stai a casa Gesù ti vede, se invece sei in chiesa che giochi, chiude un occhio, diciamo.
Arrivata all’età della cresima, ed avendo sviluppato una discreta capacità di ragionamento (e soprattutto, non abitando più con la nonna che mi portava a messa), scelsi di non riceverla. I miei genitori ne furono contenti, perchè all’epoca loro fecero la stessa scelta, coerentemente con il loro pensiero di giovani atei. Ricevettero la cresima la settimana prima del matrimonio, per potersi sposare in chiesa senza l’intralcio delle loro famiglie. Quando andai da mia nonna paterna a dirle che non avrei “preso” la cresima, mi rispose: “Bene, da oggi in poi tu non sei più mia nipote” e io le risposi “Ma nonna, proprio tu che ti sei sposata incinta!”. Mi sono presa uno schiaffone ed è finita lì.
Verso i 18 anni ho avuto un periodo di enormi difficoltà famigliari, e in quel periodo mi sono avvicinata nuovamente alla religione cattolica grazie alla vicinanza di alcuni amici praticanti. Non posso negare che la cosa mi abbia aiutata in quel momento così duro, ma poi ci ho pensato bene e ho capito che non era stata la religione, ma la vicinanza degli amici, per l’appunto. Realizzato ciò, ho avuto qualche mese di forte esaurimento nervoso: non riuscivo a capire come avevo potuto, con la religione, dare una spiegazione alle mie difficoltà, quando invece razionalmente non ce n’erano.
Da allora è passato un po’ di tempo: ho cercato molti rimedi alla mia sete di spiritualità, mi sono data al buddhismo, allo zen, allo sciamanesimo, ho letto libri sugli argomenti più disparati per trovare qualcosa che si adattasse a me. E poi ho capito che ciò che mi si adatta è l’ateismo. Solo che la maggior parte delle persone vedono l’ateismo come una “non scelta” o “una scelta di comodo”. Non è vero! Io ad esempio sono arrivata ad essere serena con il mio ateismo dopo 20 anni di sofferenze con le più disparate religioni o orientamenti. E ciò non toglie che io sia una persona profondamente spirituale. Credo in piccoli pezzi di tante religioni. Il Karma prima di tutto. La natura in secondo luogo. La scelta di essere vegetariana è legata anche al fatto di non voler fare del male e mangiare qualcosa di morto. Il fatto di dedicare la mia vita (anche se ne ho fatto un lavoro) alle persone che in qualche modo hanno delle difficoltà ha certamente un fondamento spirituale.
Solo che non accetto di credere ad una serie di stronzate che il cattolicesimo impone. Non sopporto il moralismo. Non sopporto l’ipocrisia. E non sopporto i “cristiani perfetti” che fumano, bevono e trombano come se non ci fosse un domani. E non sopporto il Papa. Che cazzo di lavoro è fare il papa? Coprirsi d’oro, dire due minchiate alla domenica da un balcone, avere un seguito incredibile, fare viaggi, dire che la rovina del mondo sono i gay e che per non prendersi l’AIDS basta non scopare. No, ma complimenti!
Ho sconfinato un po’…quel che volevo dire dopo questa lunghissima premessa è che l’altro giorno mi sono domandata alcune cose: