Era il 31 dicembre 2011 quando mi partì un embolo e dissi “Voglio omologarmi alla gioventù mainstream e avere anch’io un blog!”. Era quasi Capodanno, ma non ero ancora ubriaca, quindi non ho attenuanti.
Da allora, tutto quello che penso, in gran parte cazzate, anzichè tenerlo per me o confidarlo solo agli amici più intimi, quelli che ti vogliono bene sempre e comunque, lo scrivo e lo lancio nell’etere, rendendolo in pochi secondi alla portata di chiunque. Un’idea geniale.
Comunque, quello che voglio dire è che il blog mi ha aperto un mondo, fatto di casi umani, personaggi del Fantabosco e cronache di Narnia (come se non conoscessi già abbastanza tipi del genere nella mia vita reale).
Fin dal primo giorno ho iniziato a ricevere mail di geek super-sfigati che pensano che visualizzando un post si possa guadagnare una scopata.
Ehi, amico! Ascolta quello che ho da dirti:
1. non ci conosciamo nemmeno, non mi hai mai vista, potrei anche (con ogni probabilità) farti schifo;
2. io valgo, non te la darò solo perchè mi hai messo un like, d’accordo?
3. però se mi fai fare mille visualizzazioni al giorno ne parliamo, ok?
Io quando leggo le mail di questi sfigati mi faccio un mucchio di risate e solitamente uso le mie risposte come un’ascia per abbattere miseramente le loro speranze. Gente alla frutta, proprio. Io sono già all’amaro. Cheers.
Un’altra roba che mi fa riderissimo sono le parole chiave che la gente inserisce su Google o altri motori di ricerca, finendo in qualche modo sul mio blog.
Ve ne dico alcune? Sono perle di saggezza inestimabili e le sto condividendo con voi, ritenetevi fortunati.
Ieri la mia amica Alice mi ha fatto ascoltare questa canzone.
Ho un messaggio per te, Tiziano.
Io ti voglio bene, credimi. Dopo che Alice e Manu mi hanno illuminata sulle tue disgrazie, dopo anni di letture di Vanity Fair, ho capito che sei uno di noi. Hai lottato con i chili di troppo, con la depressione, con l’istinto suicida, con l’amore non corrisposto, con la rivelazione di un orientamento sessuale che la società non è pronta ad accettare. Bravo Titti Iron (ti chiamiamo così), sei grande.
Ho un’altra cosa da dirti: ai tuoi esordi mi piacevi un sacco. Avevi un sound fresco e dei testi accattivanti, sebbene un po’ sconnessi, di tanto in tanto (tipo Rosso Relativo, cosa volevi dirci?). Poi, nel 2008, è iniziato il declino. Che ti è successo, Titti? Quando per la prima volta ho sentito Indietro mi è venuto un colpo al cuore. “Notizia è l’anagramma del mio nome”? Prego? Vabè, dai, volevi fare un giochino di parole. In fondo mi sei ancora simpatico. “Ricevo il tuo contrordine speciale, nemico della logica morale, opposto della fisica normale. Geometria degli angoli nascosti, nostri“. Questa però me la devi spiegare. Sarò malata io, ma ci vedo una roba volgarissima dentro. Secondo me facevi prima ad essere esplicito, poi al limite attaccavi sul CD l’adesivo “contenuto non ad adatto ad un pubblico bigotto”. Ma poi, ho un’altra richiesta per te, perchè nella versione inglese, Breath Gentle, sembra che tu dica “Vincenzo”? L’hai fatto apposta? Ti piaceva Iaquinta?
Scusa l’ammorbamento, ma erano domande che mi portavo dietro da un po’. Torniamo al punto. Dopo Hai delle isole negli occhi sinceramente mi sei caduto davvero un po’ in basso. La musica è inascoltabile, cioè proprio la roba più dozzinale che potessi inventarti. Ma poi scusa, lo spelling inglese di AMO e AMI, come ti è venuto? Non farmi la fine di Vasco Rossi, che quando non sa cosa dire ci mette degli “EH” “OH” “UH” a caso. Manca solo la “IPSILòN” e poi possiamo fare un trenino.
Finchè ieri ho sentito “Per dirti ciao”. Uno stupro auricolare vero e proprio. Titti, piuttosto fermati un po’, vai in villeggiatura e attendi l’illuminazione, ma non fare canzoni a caso, che ti rovini la reputazione. E’ un consiglio, sul serio. “Astanterie”? Ma che te sei fumato er dizionario, a Tizià?
Ascolta me, avanti, posa quel microfono, non è un giocattolo.
Siamo sempre diversi da come vorremmo essere.
Recentemente la mia vena creativa si è sclerotizzata.